26 luglio 2008

Si decide il leader di rifondazione comunista

ROMA - Sarà una giornata cruciale quella che è appena cominciata al Palamontepaschi, a Chianciano Terme, per il futuro di Rifondazione Comunista dopo la riunione notturna nella quale la prima mozione, capitanata dall'ex ministro Paolo Ferrero, ha deciso di andare alla conta dei voti per la guida del Prc.

La giornata vedrà alternarsi sul palco tutti i big. Ma al di là degli interventi sul palco, la vera battaglia sarà in commissione politica dove la prima mozione presenterà il documento politico alternativo, intorno al quale cercherà i numeri delle altre 3 mozioni di minoranza del congresso. La partita si giocherà comunque sul filo del rasoio ed è probabile che la guida del Prc sarà decisa per 10-15 voti quando domani si riunirà per la prima volta il comitato politico per eleggere il segretario.

STANDING OVATION PER FAUSTO BERTINOTTI - Dopo 3 giorni di silenzio, il leader storico di Rifondazione, Fausto Bertinotti, prende da semplice delegato la parola dal palco in un momento di grossa tensione per il partito che rischia di andare alla conta tra le varie mozioni. Ma quando Bertinotti sale sul palco è standing ovation da parte dei 630 delegati.

"La democrazia si è fatta opaca e questo governo ogni giorno aggiunge le tessere ad un mosaico che va contro i valori della Resistenza. Quando si dice opposizione, stiamo parlando di un compito enorme contro questo governo ma anche della ricostruzione di un senso comune di appartenenza". Fausto Bertinotti apre il suo intervento dal palco di Rifondazione denunciando la situazione italiana. Bertinotti evidenzia che "le disuguaglianze si stanno aggravando, le povertà si moltiplicano" e aggiunge: "Quando c'é una crisi di moralità? Non quando c'é uno scandalo ma quando uno scandalo non è vissuto come tale e oggi ad anni di distanza le torture di Genova non sono ancora vissute come uno scandalo".

"Oggi non c'é un'opposizione perché non c'é la sinistra. Il Pd non ha i fondamenti per essere un partito di opposizione". Afferma l'ex presidente della Camera. "Di Pietro e in generale il populismo - prosegue - sono opposizione ma non di sinistra, anzi, appartengono a una culturale della destra. L'opposizione di sinistra - conclude Bertinotti - parte dalle ragioni del conflitto sociale".

"Non ho difficoltà a riconoscere che avevo pensato, davanti ad una campagna elettorale asfittica, che bisognava andare oltre. Se avessimo avuto successo, l'unità della sinistra era un'ipotesi reale ma la sconfitta elettorale dice che sono state sconfitte tutte le ipotesi di unità a sinistra". E' il mea culpa che Bertinotti pronuncia dal palco. "Ma - avverte Bertinotti - non buttiamo il bambino con l'acqua sporca. Chi oggi pensa ad un processo costituente deve dire che altro è il cammino, altri sono i protagonisti e diversa è la meta. Più che un assemblaggio di pezzi bisogna riprendere la politica degli avi, una nuova politica per una nuova società civile". Quindi, aggiunge il leader storico di Rifondazione, "da dove ripartiamo? Dalla realtà, dal basso, dalla non delega. O sarà democrazia partecipata o non ci sarà una sinistra degna della sfida del ventunesimo secolo".

"Abbiamo bisogno della ricostruzione di un nuovo movimento operaio". E' il traguardo che il padre nobile di Rifondazione, Fausto Bertinotti, indica al partito, nel suo intervento al congresso. "I partiti e le associazioni - afferma Bertinotti - sono necessari ma non bastano, perché come diceva Marx il movimento va ben oltre. Senza la critica al lavoro salariato non c'é la critica al capitalismo". L'ex presidente della Camera invita a guardare oltre l'Italia, "a guardare al mondo" ma ammette che "in Europa la sinistra antagonista è a rischio di scomparsa, così come in Italia è fallita l'esperienza della sinistra alternativa".

"Grazie per quello che mi avete dato in questi anni. Vi voglio bene". Fausto Bertinotti nel salutare tutta la platea del congresso di Rifondazione non trattiene la commozione e con lui tutti i delegati che per un momento superano le divisioni interne e si alzano in piedi per applaudire l'ex segretario del partito. Bertinotti scende in platea e tutti corrono a salutarlo. "Grazie, sei sempre il numero uno", gli urlano dalla platea mentre Marco Ferrando ex del Prc e ora leader del Partito comunista dei lavoratori gli dice con un sorriso: "Sbrigati ad andare via prima che ti rifanno segretario". Il congresso fatica dunque a riprendere con gli interventi perché in platea l'attenzione è tutta per l'ex presidente della Camera. Uomini e donne con le lacrime agli occhi, Bertinotti che ringrazia tutti e poi per salutare fino all'ultima fila l'ex segretario del Prc decide di salire su una sedia. A quel punto è di nuovo ovazione: "Grazie, grazie ancora a tutti", dice Bertinotti mentre i delegati si riavviano al loro posto e il congresso riprende il suo svolgimento.

GIORDANO, ATTENZIONE A RISCHIO DISTRUZIONE - "Io faccio un invito a stare attenti all'ipotesi che si provochi un disastro ed un rischio di distruzione". Lo afferma Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione a margine del congresso del partito. Parlando della scelta della mozione uno di procedere al muro contro muro Giordano aggiunge: "Viene rovesciato uno schema che era stato previsto e cioé la prospettiva di una impostazione unitaria prospettata da quella mozione che invece ora capovolge la linea cercando l'accordo tra minoranze anche distanti tra di loro. Noi invece - osserva ancora - siamo pronti ad avviare una discussione politica e non ci rassegniamo".

2 commenti:

Cattano ha detto...

Quelli di Rifondazione dovrebbero RI-Rifondarsi invece! è.è

Anonimo ha detto...

come si fa ad avere certi valori e poi diversi per "quasi senza motivo"?.
Non lamentiamoci se poi gli italiani votano uno che pensa solo a se
{r a i n}